Il prof. Festini ha deciso di non vaccinarsi. Per due motivi principali: uno, non c’è abbastanza tempo in 7 mesi per sperimentare qualsivoglia medicinale; e due, perché lui ha già avuto problemi gravi causati da vaccina influenzale, e quindi da allora non tocca più vaccini affini.
Su un secondo post Facebook, ormai rimosso perché mezzo mondo gli stava rispondendo, ha scritto:
“Una premessa per chi desidera riprendere questo post (che a differenza di quelli indebitamente pubblicati, lascerò pubblici) per commenti o per farci degli articoli. Mi fanno piacere tutte le critiche fondate e infondate ma non tollero insulti e sbeffeggiamenti alla mia persona. In particolare metto in guardia coloro che accosteranno il mio nome anche indirettamente ed in modo suggestivo ai termini NO-VAX, ANTI-VAX, NEGAZIONISTA ed altri di egual significato. Sono insulti sanguinosi alla mia onorabilità e chi li userà può già contare sulla mia querela. Chi ha usato quei termini per definirmi è ancora in tempo per modificarli.
Per chi ha letto gli articoletti di Bocci e Carratu’ sulla Repubblica -ripresi da altri giornali senxa chiedermi conferme o smentite- ed è curioso di avere informazioni che non siano state, diciamo così, “filtrate” dai due giornalisti.- Entrambi si sono dimenticati di dire che il principale motivo per cui io non farò il vaccino è perché nel 1995 ho avuto una patologia neurologica seria -fortunatamente risoltasi dopo circa 6 mesi- a seguito della vaccinazione antinfluenzale di quella stagione. I medici mi hanno detto di evitare vaccinazioni future. – Entrambi si sono “dimenticati” di dire che non mi hanno mai intervistato, che non ho rilasciato dichiarazioni pubbliche ma che hanno costruito gli articoli su dei post PRIVATI non destinati alla diffusione pubblica e che usavano perciò un linguaggio non accademico, confidenziale e presentando concetti complessi in modo molto semplificato ad uso degli amici.
Sono veramente costernato di questo modo di fare giornalismo- anche se a qualcuno piacerebbe bollarmi come negazionista, ahimè per loro, non lo sono. Se lo fossi, non si spiegherebbe perché da molti mesi eseguo come volontario i tamponi Covid a domicilio e presso uno dei drive-through della Toscana. io non ho espresso critiche contro “Il Vaccino”: ho richiamato l’attenzione su alcuni aspetti degni di attenzione su di “un” vaccino, utilizzando i dati ufficiali.
Tali dati indicano che mentre la riduzione relativa del rischio determinata da quello specifico vaccino è effettivamente del 95%, la riduzione assoluta del rischio è piccola, circa lo 0,8%. È la presentazione di questa ovvietà statistica che ha scatenato la caccia alle streghe, quasi che fosse un tabù da non nominare mai. Perché è piccola ? Proprio perché il rischio di partenza è già molto piccolo. E su questo dovremmo riflettere. Non sono l’unico in ambito accademico a pensarla così: https://blogs.bmj.com/…/peter-doshi-pfizer-and…/
Quando si assumono farmaci il bilancio costi/benefici va ponderato con estrema cura, specie quando si programma una somministrazione di massa.Nel caso attuale, forse per emotività, una discussione seria e approfondita su questo aspetto fondamentale non c’è stata, dando per scontato che i benefici siano talmente superiori ai costi (ovviamente intendo soprattutto costi in salute) che non valga la pena parlarne. Invece sarebbe opportuno.
Lo studio alla base del Comirnaty non è ancora terminato. Dei 44mila reclutati, solo 36600 hanno per ora completato le 2 somministrazioni previste dal protocollo. In altre parole, il vaccino è stato autorizzato all’uso sulla base dell’80% dei dati. Il 20% mancante -e che arriverà in seguito- ha la potenzialità di determinare un dato finale completamente diverso, ad esempio dimostrare l’inefficacia del trattamento. Il Comirnaty, quindi, è a tutti gli effetti ancora allo stato sperimentale. Quindi occorre prudenza.
La durata dell’osservazione sui soggetti sottoposti alla sperimentazione è insolitamente breve. Sia i soggetti vaccinati che quelli non vaccinati sono circa 18mila. L’osservazione complessiva di ciascun gruppo è stata di circa 2200 anni/paziente, equivalenti a 803mila giorni/paziente. Ogni paziente quindi è stato osservato in media per 45 giorni circa dopo l’inoculazione. Ne consegue che qualunque affermazione si faccia su questo vaccino (tossicità, effetti avversi, durata della copertura) non può oltrepassare l’orizzonte temporale di circa 45 giorni.
Non è stata valutata la tossicità su esseri umani (quello che di solito si fa nella fase 1) ma solo su ratti. La cancerogenicità invece non è stata valutata neppure sui ratti. Il vaccino non può essere somministrato a bambini sotto i 12 anni. Per i soggetti sopra i 75 anni d’età l’intervallo di confidenza statistica dell’efficacia va da -13% a 100%, cioè non è statisticamente significativo; questo significa che non è possibile affermare che sia efficace sugli ultra 75enni. Quindi, fino a prova contraria, deve essere considerato inefficace in quella fascia d’età. Nella fascia 64-75anni l’intervallo di confidenza è molto ampio (da 53% a 99,8%) e questo significa incertezza. Si ammette la possibilità che l’efficacia reale sia anche poco superiore al 50%. Solo nella fascia 16-64anni l’efficacia ha un intervallo accettabile. Ci si dovrebbe porre quindi la domanda se sia davvero conveniente un vaccino che non si può somministrare ai bambini, che non è efficace nei grandi anziani e che ha un’efficacia un po’ incerta nei 64-75enni.
Questo e questo soltanto è ciò che ho da dire. E se qualcuno trova quello che ho scritto una bestemmia da buttare al rogo, il problema è suo, non mio. Il dubbio, la critica, la messa in discussione continua sono l’essenza della Scienza, ciò che la fa progredire. Chi presenta la Scienza come una granitica Verità, si sbaglia; soprattutto nell’area biomedica, dove ogni affermazione deve essere sempre fatta in termini di probabilità, non di certezza.
Un’avvertenza a chi volesse riprendere le mie parole e farne un articolo: le critiche nel merito mi fanno piacere (se ho possibilità di replica), gli attacchi personali invece non li tollero. Ho la querela facile e i mezzi per portarne avanti quante ne servono.In particolare, riterrei particolarmente grave e insultante essere accostato in qualunque modo al termine negazionista.Perché l’unica cosa che nego è la buona fede, l’onestà intellettuale e l’obiettività di alcuni giornalisti.”
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